Scrivere un libro è semplice. Sai chi ha detto questa frase? Nessuno, mai. Come per tutte le opere creative dell’ingegno umano, anche la scrittura di un libro porta con sé un certo grado di complessità. Specialmente se parliamo di romanzi fantasy, dove spesso l’autore inventa una vera e propria cosmogonia, un nuovo universo popolato da creature straordinarie che non appartengono solamente al genere umano.
Daniele è un artista poliedrico: da sempre amante delle storie e di tutte le forme d’arte, si è laureato all’Accademia di Belle Arti di Brera con una tesi dal titolo “Come creare un mondo fantasy”.
Illustratore, quindi, ma non solo: polistrumentista (pianoforte, chitarra, batteria e flauto sono alcuni degli strumenti con cui lavora quotidianamente), regista, fotografo, direttore artistico di ZoneCreative.
In questa intervista, però, ci siamo concentrati sulla sua natura di scrittore. “Soeliok. Storie dalle Terre Popolate” è il suo primo romanzo, ma sembra avere tutte le carte in regola per diventare un’importante trilogia fantasy. Ecco che cosa ci ha raccontato.
Daniele, da dove ti è venuta l’idea di scrivere un libro?
Tutto è nato dall’esigenza di creare un universo nel quale ambientare un gioco di ruolo. Ho iniziato a giocare quando ero piccolo e, con i miei amici, ci siamo divertiti sin da subito a creare un nostro sistema di regole personali. Le ambientazioni comuni e le regole classiche erano troppo spesso superficiali nel metodo e non restituivano quel senso di realismo e soddisfazione che la nostra mente è abituata a ricevere dalla realtà. Passavamo intere giornate nel tentativo di trovare risposte a domande del tipo: come funziona realmente la magia, com’è fatto davvero un drago? Come fa a sputare fuoco? Quanti anni può vivere un nano?
A mano a mano che passava il tempo, alcune di queste domande trovavano una risposta e il mondo di soeliok (anche se allora ancora non sapevo che si sarebbe chiamato così) iniziò a prendere forma. Solo più avanti, quando il contesto era ormai ricco di particolari e di spunti narrativi, decisi di ambientarci una storia. Così iniziai a ragionare sui personaggi, ma fu un passaggio naturale perché già conoscevo i luoghi che abitavano, le abitudini del loro popolo, le lingue e tanti altri dettagli.
Il passaggio dall’ambientazione al romanzo è nato essenzialmente dalla necessità di trasmettere un messaggio. Il mondo di Soeliok è un contenitore in grado di ospitare infinite avventure, ma la maturità spesso porta a cercare risposte che non sono più legate unicamente all’aspetto ludico. Per questo motivo ho cominciato a sentire l’esigenza di trasmettere dei valori specifici, usando il mondo che avevo costruito per dar loro una forma attraverso dei personaggi e una storia. È, forse, proprio questo connubio tra contenitore e contenuto la chiave di lettura di Soeliok: un luogo in cui i protagonisti vivono una storia, ma nella percezione complessiva di un contesto geografico e temporale al di là di ogni immaginazione.
Giocare è una cosa seria
Soeliok è nata subito come trilogia, o hai ampliato la storia nel tempo?
Il progetto è nato dall’idea di due storie che iniziano in luoghi distanti, apparentemente slegate tra loro che poi si uniscono fino a intrecciarsi in una trama indissolubile. Quindi, inizialmente avrebbe dovuto essere una dilogia. Durante la stesura finale della narrazione mi sono accorto che la struttura narrativa era sostanzialmente divisa in tre parti: l’inizio del primo racconto, l’inizio del secondo e la parte in cui le due storie si uniscono e conducono il lettore verso il finale. Ho pensato quindi di trasformare il progetto in una trilogia, anche se in termini narrativi si tratta di un unico racconto.
Soeliok è un libro per bambini o per adulti?
Qual è il messaggio più importante che vorresti trasmettere ai lettori attraverso questa trilogia?
Quali sono i punti di connessione fra Soeliok e la realtà attuale?
Invenzione sì, ma con metodo
Qual è il rapporto tra scienza e fantascienza in Soeliok?
Come ti sei preparato per la scrittura del libro? Avevi una routine specifica?
Scrivi a penna o in digitale?
Adoro la scrittura a penna e la calligrafia in generale. I miei studi artistici mi hanno spesso condotto verso la ricerca e l’esercizio di questa antichissima disciplina. Nel corso degli anni, ispirato dalle fonti infinite che offre internet, mi sono trovato più di una volta a lavorare su alcune lettere della mia grafia solo per il diletto di padroneggiare lo stile.
Tuttavia, quando si tratta di dare vita a un romanzo, la scrittura digitale offre vantaggi ai quali difficilmente si può rinunciare. L’organizzazione dei capitoli e sottocapitoli, la struttura del documento sempre visibile e navigabile, il copia e incolla, il controllo dell’ortografia… o anche semplicemente la possibilità di usare gli strumenti per il conteggio delle parole e delle cartelle.
Ho scritto la gran parte del testo direttamente in rete con un iPad e una tastiera. Scrivendo nei momenti liberi (quasi sempre nel fine settimana), per me era fondamentale accedere al testo in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo fossi.
Grazie a Daniele per averci raccontato com’è nato “Soeliok. Il respiro della terra”.
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